L'Ordo Virginum accoglie una nuova consacrata
ROMA, martedì, 24 gennaio 2012 (ZENIT.org)
Ti ho tanto cercato e ora
contemplo il tuo volto / tanto sperato e ora sei mio / in terra ti ho
amato senza misura, sono tua per sempre (antifona al Benedictusnelle
Lodi Mattutine della memoria di Sant_Agnese).
È proprio con queste
intense parole, attinte dalla liturgia del giorno dedicato alla Vergine e
Martire Agnese, S.E.R. mons. Giuseppe Marciante, Vescovo Ausiliare di
Roma e Delegato per l’Ordo Virginum, ha concluso
l’omelia in
occasione della consacrazione verginale di Giuliana Savi, celebrata il
21 gennaio nell’abside della Basilica Lateranense.
Come ha
efficacemente sottolineato mons. Marciante, Giuliana è qui per dare la
sua personale risposta a una particolare chiamata di Gesù, avvolta
dall’amore infinito di Cristo che l’ha scelta. Non è una scelta
individualistica, che la chiude al mondo: è una scelta d’amore che si
apre alla Chiesa e al mondo intero.
E ne è testimonianza la grande e
sentita partecipazione degli invitati alle nozze: da mons. Guerino Di
Tora, vescovo Ausiliare del Settore Nord di Roma, nel quale abita
Giuliana, a Padre Agostino Montan, direttore dell’Ufficio per la Vita
Consacrata; dalle quaranta vergini consacrate della diocesi di Roma,
che con le lampade accese hanno fatto da corona alla neo-consacrata,
agli amici della parrocchia di San Liborio; dalla famiglia ai colleghi
dell’ospedale in cui lavora come farmacista.
Il Cardinale Vicario
Agostino Vallini ha accolto e benedetto con paternità questa antica
forma di vita consacrata, che dimostra come la vocazione cristiana possa
essere vissuta con dedizione assoluta pur rimanendo nel mondo e
svolgendo una professione: questa è la sua originalità. E nella sua
omelia mons. Marcinate ha sapientemente tratteggiato le caratteristiche
essenziali dell’Ordo Virginum, a partire dalla verginità, vissuta non
come rinuncia, ma come scelta sponsale, per arrivare alla
diocesanità, che nel Vescovo ha il punto di riferimento spirituale e pastorale.
In controtendenza con la mentalità odierna che la etichetta come
anacronistica, la verginità consacrata è profezia, è anticipazione del
Regno futuro, è invito a sollevare il cuore e lo sguardo al Cielo.
“Come può un’anima rivestita di carne mortale vincere la legge della
natura, gli sbandamenti della libertà, le inquietudini dei sensi, gli
stimoli dell’età, se non sei Tu, Padre misericordioso, ad accendere e
alimentare questa fiamma, comunicando la Tua stessa forza?”, recita la
preghiera di consacrazione, risalente al V secolo, eppure così attuale.
Dono e mistero, fedeltà e testimonianza si intrecciano nella storia
d’amore tra Dio e l’anima, nelle mistiche nozze con Cristo solennemente e
pubblicamente celebrate.
Chiarificatori i segni consegnati durante
la celebrazione: il velo, che ti distingue tra le altre donne come
vergine interamente consacrata al servizio di Cristo e del Suo corpo che
è la Chiesa_ (dal rito di consacrazione delle vergini); l’anello, che,
come ha evidenziato Mons. Marciante,annoda all’ Assoluto senza chiudere,
perché apre ad un amore sconfinato; il libro della liturgia delle ore,
dialogo della sposa con lo Sposo, anima di ogni missione, perché senza preghiera la Chiesa non respira.
Questo è il corredo della consacrata, il segreto per essere nel mondo
senza essere del mondo: In Te,Signore, possieda tutto, poiché ha scelto
Te solo al di sopra di tutto_ (dalla preghiera di consacrazione).
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