giovedì 26 gennaio 2012

L'Ordo Virginum accoglie una nuova consacrata


ROMA, martedì, 24 gennaio 2012 (ZENIT.org) 
Ti ho tanto cercato e ora contemplo il tuo volto / tanto sperato e ora sei mio / in terra ti ho amato senza misura, sono tua per sempre (antifona al Benedictusnelle Lodi Mattutine della memoria di Sant_Agnese).
 
È proprio con queste intense parole, attinte dalla liturgia del giorno dedicato alla Vergine e Martire Agnese, S.E.R. mons. Giuseppe Marciante, Vescovo Ausiliare di Roma e Delegato per l’Ordo Virginum, ha concluso
l’omelia in occasione della consacrazione verginale di Giuliana Savi, celebrata il 21 gennaio nell’abside della Basilica Lateranense.
Come ha efficacemente sottolineato mons. Marciante, Giuliana è qui per dare la sua personale risposta a una particolare chiamata di Gesù, avvolta dall’amore infinito di Cristo che l’ha scelta. Non è una scelta individualistica, che la chiude al mondo: è una scelta d’amore che si apre alla Chiesa e al mondo intero.
E ne è testimonianza la grande e sentita partecipazione degli invitati alle nozze: da mons. Guerino Di Tora, vescovo Ausiliare del Settore Nord di Roma, nel quale abita Giuliana, a Padre Agostino Montan, direttore dell’Ufficio per la Vita Consacrata; dalle quaranta vergini consacrate della diocesi di Roma, che con le lampade accese hanno fatto da corona alla neo-consacrata, agli amici della parrocchia di San Liborio; dalla famiglia ai colleghi dell’ospedale in cui lavora come farmacista.
Il Cardinale Vicario Agostino Vallini ha accolto e benedetto con paternità questa antica forma di vita consacrata, che dimostra come la vocazione cristiana possa essere vissuta con dedizione assoluta pur rimanendo nel mondo e svolgendo una professione: questa è la sua originalità. E nella sua omelia mons. Marcinate ha sapientemente tratteggiato le caratteristiche essenziali dell’Ordo Virginum, a partire dalla verginità, vissuta non come rinuncia, ma come scelta sponsale, per arrivare alla
diocesanità, che nel Vescovo ha il punto di riferimento spirituale e pastorale.
In controtendenza con la mentalità odierna che la etichetta come anacronistica, la verginità consacrata è profezia, è anticipazione del Regno futuro, è invito a sollevare il cuore e lo sguardo al Cielo.
“Come può un’anima rivestita di carne mortale vincere la legge della natura, gli sbandamenti della libertà, le inquietudini dei sensi, gli stimoli dell’età, se non sei Tu, Padre misericordioso, ad accendere e alimentare questa fiamma, comunicando la Tua stessa forza?”, recita la preghiera di consacrazione, risalente al V secolo, eppure così attuale.
Dono e mistero, fedeltà e testimonianza si intrecciano nella storia d’amore tra Dio e l’anima, nelle mistiche nozze con Cristo solennemente e pubblicamente celebrate.
Chiarificatori i segni consegnati durante la celebrazione: il velo, che ti distingue tra le altre donne come vergine interamente consacrata al servizio di Cristo e del Suo corpo che è la Chiesa_ (dal rito di consacrazione delle vergini); l’anello, che, come ha evidenziato Mons. Marciante,annoda all’ Assoluto senza chiudere, perché apre ad un amore sconfinato; il libro della liturgia delle ore, dialogo della sposa con lo Sposo, anima di ogni missione, perché senza preghiera la Chiesa non respira.
Questo è il corredo della consacrata, il segreto per essere nel mondo senza essere del mondo: In Te,Signore, possieda tutto, poiché ha scelto Te solo al di sopra di tutto_ (dalla preghiera di consacrazione).

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