Domenica 5 febbraio...Giornata nazionale per la vita
“Giovani aperti alla vita”
La vera giovinezza risiede e fiorisce in chi non si chiude alla vita.
Essa è testimoniata da chi non rifiuta il suo dono – a volte misterioso e
delicato – e da chi si dispone a esserne servitore e non padrone in se
stesso e negli altri. Del resto, nel Vangelo, Cristo stesso si presenta
come “servo” (cfr Lc 22,27), secondo la profezia dell’Antico Testamento.
Chi vuol farsi padrone della vita, invecchia il mondo.
Educare
i giovani a cercare la vera giovinezza, a compierne i desideri, i
sogni, le esigenze in modo profondo, è una sfida oggi centrale. Se non
si educano i giovani al senso e dunque al rispetto e alla valorizzazione
della vita, si finisce per impoverire l’esistenza di tutti, si espone
alla deriva la convivenza sociale e si facilita l’emarginazione di chi
fa più fatica. L’aborto e l’eutanasia sono le conseguenze estreme e
tremende di una mentalità che, svilendo la vita, finisce per farli
apparire come il male minore: in realtà, la vita è un bene non
negoziabile, perché qualsiasi compromesso apre la strada alla
prevaricazione su chi è debole e indifeso.
In questi anni non
solo gli indici demografici ma anche ripetute drammatiche notizie sul
rifiuto di vivere da parte di tanti ragazzi hanno angustiato l’animo di
quanti provano rispetto e ammirazione per il dono dell’esistenza.
Sono molte le situazioni e i problemi sociali a causa dei quali questo
dono è vilipeso, avvilito, caricato di fardelli spesso duri da
sopportare. Educare i giovani alla vita significa offrire esempi,
testimonianze e cultura che diano sostegno al desiderio di impegno che
in tanti di loro si accende appena trovano adulti disposti a
condividerlo.
Per educare i giovani alla vita occorrono adulti
contenti del dono dell’esistenza, nei quali non prevalga il cinismo, il
calcolo o la ricerca del potere, della carriera o del divertimento fine a
se stesso.
I giovani di oggi sono spesso in balia di
strumenti – creati e manovrati da adulti e fonte di lauti guadagni – che
tendono a soffocare l’impegno nella realtà e la dedizione
all’esistenza. Eppure quegli stessi strumenti possono essere usati
proficuamente per testimoniare una cultura della vita.
Molti
giovani, in ogni genere di situazione umana e sociale, non aspettano
altro che un adulto carico di simpatia per la vita che proponga loro
senza facili moralismi e senza ipocrisie una strada per sperimentare
l’affascinante avventura della vita.
È una chiamata che la
Chiesa sente da sempre e da cui oggi si lascia con forza interpellare e
guidare. Per questo, la rilancia a tutti – adulti, istituzioni e corpi
sociali –, perché chi ama la vita avverta la propria responsabilità
verso il futuro. Molte e ammirevoli sono le iniziative in difesa della
vita, promosse da singoli, associazioni e movimenti. È un servizio
spesso silenzioso e discreto, che però può ottenere risultati
prodigiosi. È un esempio dell’Italia migliore, pronta ad aiutare
chiunque versa in difficoltà.
Gli anni recenti, segnati dalla
crisi economica, hanno evidenziato come sia illusoria e fragile l’idea
di un progresso illimitato e a basso costo, specialmente nei campi in
cui entra più in gioco il valore della persona. Ci sono curve della
storia che incutono in tutti, ma soprattutto nei più giovani, un senso
di inquietudine e di smarrimento. Chi ama la vita non nega le
difficoltà: si impegna, piuttosto, a educare i giovani a scoprire che
cosa rende più aperti al manifestarsi del suo senso, a quella
trascendenza a cui tutti anelano, magari a tentoni. Nasce così un
atteggiamento di servizio e di dedizione alla vita degli altri che non
può non commuovere e stimolare anche gli adulti.
La vera
giovinezza si misura nella accoglienza al dono della vita, in qualunque
modo essa si presenti con il sigillo misterioso di Dio.
Roma, 4 novembre 2011
Memoria di San Carlo Borromeo
IL CONSIGLIO PERMANENTE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
Nessun commento:
Posta un commento